Nuove regole sui rifiuti tessili senza obblighi ad hoc di riciclo

Normativa

Nuove regole sui rifiuti tessili senza obblighi ad hoc di riciclo

Ecco cosa prevede la proposta di aggiornamento della direttiva per i rifiuti tessili della Commissione europea.

Lo scorso 5 luglio la Commissione europea ha presentato l’aggiornamento delle norme sui rifiuti tessili senza precisi target di riuso e riciclo come chiesto dal Parlamento europeo, ma con un sistema EPR armonizzato in tutta l’Unione.

Come annunciato nella “Strategia per un tessile sostenibile e circolare” presentata a marzo 2022, lo scorso 5 luglio la Commissione europea ha presentato l’aggiornamento della normativa sui rifiuti incentrata in particolare sulla filiera del tessile.

La proposta di direttiva conferma la correttezza e lungimiranza del position paper con cui SMI nel 2021 aveva sollecitato il Ministero dell’Ambiente a introdurre un regime EPR tessile.

Nella proposta si conferma l’obbligo di raccolta differenziata dei tessili dal 1° gennaio 2025 (in Italia già in vigore dal 1° gennaio 2022), ma si precisa senza equivoci (ed è una novità) che la raccolta deve essere finalizzata al riuso, alla preparazione per il riutilizzo e al riciclo. Una disposizione in linea con le future norme europee sulla progettazione sostenibile dei prodotti, che prevedono il divieto di distruzione del tessile invenduto.

La proposta, inoltre, detta le regole per la costruzione di una responsabilità estesa del produttore (EPR) dei rifiuti tessili armonizzata a livello europeo. Pur inserendosi nel quadro di regole EPR già previste dalla direttiva rifiuti in vigore, le nuove regole che responsabilizzano finanziariamente i produttori per la gestione del loro fine vita dei prodotti sono disposizioni ad hoc che tengono conto della particolarità del settore.

Il contributo ambientale pagato dai produttori ai sistemi collettivi di gestione (i consorzi) sarà infatti ecomodulato, vale a dire definito in rapporto alle prestazioni ambientali dei prodotti tessili in base al principio “chi inquina paga”. In poche parole chi produce un tessile maggiormente riusabile o riciclabile pagherà meno.

Le nuove regole Ue inoltre assicurano il mantenimento della rete esistente di raccolta del tessile usato da parte delle organizzazioni sociali, sempre nel rispetto delle regole di responsabilità estesa e degli obblighi dei sistemi collettivi, anche per quel che riguarda l’usato. Il sistema EPR europeo sarà operativo 30 mesi dopo l’entrata in vigore della nuova direttiva sui rifiuti e gli eventuali sistemi nazionali vigenti dovranno adeguarsi alle regole europee.

La Commissione europea non ha invece introdotto target obbligatori di preparazione per il riutilizzo e il riciclo ad hoc come chiesto dal Parlamento europeo il 1° giugno 2023 in una risoluzione che analizzava la strategia per il tessile. I rifiuti tessili concorreranno quindi agli obiettivi previsti per i rifiuti urbani del 55% in peso al 2025, del 60% al 2030 e del 65% al 2035.

Le sfide circolari per il settore sono ancora tante. Attualmente i sistemi di raccolta differenziata in Europa sono quasi tutti volontari e riguardano principalmente la raccolta di capi di abbigliamento destinati a essere indossati di nuovo. E una grande quantità di questi capi viaggia verso paesi extra europei in cui non esiste un’infrastruttura di raccolta adeguata. Come ricorda il Parlamento europeo, al momento non esiste un modello commerciale redditizio associato alla raccolta differenziata e alla lavorazione di tutti i rifiuti tessili nell'Unione. E questo pone l'accento sulla necessità di un sistema collettivo per valorizzare il tessile usato.

Infine non va trascurata l’esportazione dei rifiuti tessili, in particolare l’attenzione al contrasto efficace all’esportazione illegale verso Paesi non attrezzati per riceverli. La proposta di direttiva sui rifiuti spinge per azioni contro le esportazioni illegali dei rifiuti tessili per porre un freno alle esportazioni indebitamente camuffate dal pretesto del riutilizzo.
Le norme si integreranno con il futuro nuovo regolamento europeo sulle spedizioni di rifiuti che dovrebbe vedere la luce ad inizio 2024.
Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente del 27 febbraio 2023 nel 2019 il 46% dell'export dei tessili è finito in Africa dove la destinazione è il riutilizzo locale (domanda di vestiti usati a buon mercato dall'Europa), mentre ciò che non è idoneo al riutilizzo finisce per lo più in discariche a cielo aperto. Il 41% dei rifiuti tessili è invece mandato in Asia dove la maggior parte finisce in zone economiche di smistamento e lavorazione. I tessuti "usati" vengono quindi per lo più riciclati in stracci industriali o imbottiture, oppure riesportati per il riciclaggio in altri Paesi asiatici o per il riutilizzo in Africa. I tessuti che non possono essere riciclati o riesportati probabilmente finiscono nelle discariche.

di Francesco Petrucci
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